C'è un giudice a Milano
Cuno Tarfusser chiede la revisione del processo per la "Strage di Erba"
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Mercoledì 12 sera ero allo Stadio a vedere Milan - Napoli quando l’agenzia AdnKronos ha battuto la notizia che la Procura Generale di Milano era a lavoro per la revisione del processo sulla ‘Strage di Erba’ e il mio cuore è esploso di gioia.
Nei giorni successivi è poi emerso che non si trattava di una mera ‘ipotesi di lavoro’ ma di una vera e propria richiesta di revisione avanzata dal sostituto Procuratore Generale di Milano, Cuno Tarfusser.
Di alcuni dettagli di questa richiesta, nella quale il sostituto PG ha vergato dei passaggi molto molto duri nei confronti del modo in cui sono state condotte le indagini e valutate le prove nei giudizi di merito, avete letto sui giornali.
Molti di voi avranno letto anche una insopportabile quantità di errori che non me la sento più di attribuire alla semplice sciatteria.
Di questo parleremo questa sera a ‘Le Iene’ a partire dalle 21:15 su Italia 1.
Comunque la pensiate su questa storia, resta il fatto che la richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba, da parte di un sostituto procuratore generale, è tra le più memorabili notizie di cronaca giudiziaria degli ultimi anni.
Si è trattato di ‘frode processuale’?
La richiesta di revisione del sostituto Procuratore Genereale non si basa solo sulle nuove prove, ma anche sulla ipotesi - gravissima - di frode processuale in ordine alla (unica!) prova scientifica a carico di Olindo Romano, ovvero la traccia di sangue rinvenuta sul battitacco della sua auto che nessuna delle parti processuali ha mai visto a occhio nudo.
È la previsione dell’art. 630, lettera d) del codice di procedura penale:
d) se è dimostrato che la condanna venne pronunciata in conseguenza di falsità in atti o in giudizio o di un altro fatto previsto dalla legge come reato
Sul punto mi sento di aggiungere che la Corte di Cassazione ha già stabilito che il falso in atti o in giudizio non deve essere necessariamente dimostrato con un’altra sentenza passata in giudicato potrebbe già essere decorso il termine per la prescrizione del reato (sono passati 17 anni dai fatti!) e quindi, secondo la Cassazione:
«…attesa la prevalenza dell'interesse all'accertamento della verità sostanziale sull'esigenza di verifica formale della responsabilità del terzo, il dato storico rivelato mediante rituali dichiarazioni testimoniali, sempre che esse ineriscano a circostanze assolutamente significative ai fini dell'affermazione di responsabilità e della condanna dell'imputato, ben può direttamente formare oggetto di accertamento incidentale da parte del giudice della revisione, superandosi la necessità del preventivo giudicato formatosi in esito a un autonomo processo». (Cass. Sez. 3^, 28/11/2007 n. 4960/08, Galli, rv. 239088, Sez. 5^, 14/7/1993, Srangio, rv. 196153; Sez. 1^, 22/4/1991, Taldone, rv. 187247; Sez. 1^, 2/7/1985, Jovinella, rv. 170597)
Chi è Cuno Tarfusser?
Cuno Tarfusser è un magistrato dal cursus honorum invidiabile.
Ha diretto la Procura di Bolzano ed è stato per dieci anni un Giudice della Corte Penale Internazionale. Completamente fuori dal giro delle correnti, ne ha pagato di recente il prezzo.
Pur avendo i titoli per diventare Procuratore Capo a Milano e pur avendo fatto domanda per essere valutato, fece scalpore la sua mancata convocazione da parte del CSM. Era fuori dalla spartizione correntizia e quando non ‘appartieni’, non puoi ambire a certe posizioni.
Non prævalebunt!
In questi giorni, compreso oggi, ne leggo di tutti i colori. Di solito sono i colori della disinformazione e della malafede. Intollerabile anche solo l’idea che uno sparuto gruppo di giornalisti ‘eretici’ possa avere ragione. E che addirittura anche un magistrato oggi si sia fatto persuaso della montagna di irregolarità che si sono consumate nel processo sulla ‘Strage di Erba’. Meglio ripartire con la giostra delle falsità. Ma questa volta, per fortuna, a chi mi chiede cosa rispondere ai disinformatori abituali rispondo così: non praevalebunt!
L’argomentum ad misericordiam
In questa storia ci sono delle vittime. E riaprire certe ferite è doloroso e nessuno può sognarsi di mettere in dubbio una simile circostanza. Quello che non posso accettare, però, è che il dolore di chi in questa storia ha perso una persona cara debba obbligarmi a tacere di fronte al rischio più che concreto che stiano scontando la pena due persone diverse rispetto ai veri autori di quell’orrendo massacro.
Questo è quello che penso, così come lo ha riportato l’Adnkronos:
STRAGE ERBA: MONTELEONE (LE IENE), 'DOLORE PARENTI NON È TEMA PER FERMARE VERITÀ'' =
"Parlare di questa storia fa ritornare a galla il dolore di chi l'ha vissuta sulla pelle, ci sono delle vittime che osservano in silenzio quello che succede e altre che si lamentano dicendo che così si getta sale sulle ferite, ma questo non può essere l'unico argomento per tacere sulla verità".
A parlare all'Adnkronos è Antonino Monteleone, giornalista de 'Le Iene', all'indomani della diffusione di tutti i dettagli sulla richiesta di revisione sulla strage di Erba scritta dal sostituto procuratore di Milano Cuno Tarfusser e che ora dovrà essere valutata dai vertici della procura generale.
Il giornalista ha messo in luce, in una controinchiesta televisiva, tutti i dubbi sulla colpevolezza di Olindo Romano e Rosa Bazzi, condannati in via definitiva all'ergastolo per la strage dell'11 dicembre 2006, ma così si è attirato anche le critiche dei fratelli Castagna che in quella mattanza hanno perso la madre Paola Galli, la sorella Raffaella e il nipote Youssef Marzouk di soli 2 anni.
Poche ore fa, sui social, Giuseppe Castagna ha ricordato di aver "seguito attentamente tutti i processi, primo grado, secondo grado e Cassazione, ripercorrendo ogni volta il martirio dei nostri cari, convincendoci senza ombra di dubbio della colpevolezza dei coniugi Romano. Non ci saremmo mai accontentati di due capri espiatori. E trovo fortemente offensivo chi lo osa pensare".
Parole a cui Monteleone replica a distanza. "Usare quello che si chiama 'Argumentum ad misericordiam' ossia far leva sulla pietà, ricordando che c'è qualcuno che soffre, come se non lo sapessimo, non è accettabile e non può essere usato contro la stampa che non fa un lavoro per avere consenso o compiacimento, ma cerca la verità anche quando presenta lati acuminati. Non sono 'un demente o un farabutto' come sostiene Beppe Castagna che più volte, insieme al fratello Pietro, ho invitato a parlare" spiega.
"Sono soddisfatto di aver mostrato gli atti rimasti fuori dal processo, di aver fatto emergere discrepanze, di aver stimolato lo spirito critico. Bisogna superare l'idea che non esistano errori giudiziari, così come che un giornalista non possa intervenire dopo una sentenza definitiva" conclude.
Cosa succede adesso?
Adesso la situazione si fa piuttosto delicata, per una serie di motivi.
Il primo è facile da intuire: il comportamento del Procuratore Generale di Milano, Francesca Nanni, è indicativo del fatto che l’iniziativa del sostituto Tarfusser non sembra andare completamente a genio.
Perché dico questo?
Perché quando si comincia a diffondere la notizia tutte le agenzie e i giornali riportano, a mo’ di ciclostile, che si sarebbe trattato di una ‘ipotesi’ di lavoro a partire da una ‘relazione’ di una ‘ventina di pagine’. E chi avranno chiamato i giornalisti per capirci qualcosa di più? Certamente il capo dell’ufficio. Che anziché confermare ha smorzato i toni e ridotto la portata dell’iniziativa di Cuno Tarfusser, il più anziano sostituto del suo ufficio, nonché l’unico dallo standing internazionale.
Mandare tutto a Brescia o temporeggiare? Il nodo è questo: ritardare senza giustificato motivo la trasmissione di un atto già iscritto al Registro Generale dei Gravami (n. 7/2023) sarebbe una evidente compressione dell’autonomia di un magistrato. Le prerogative dei sostituti non dovrebbero essere inferiori a quelle del capo dell’ufficio né menomate nella libertà di iniziativa.
Ha chiuso ‘Non è L’Arena’
E ovviamente non è una bella notizia. Ci sono troppe cose che non sono state ancora state spiegate fino in fondo per dare un senso a un gesto tanto drastico e repentino. Vorrei saperne di più, ma per il momento è l’unico pensiero che mi sento di condividere.
Un pensiero affettuoso ai tanti colleghi di valore che all’improvviso hanno perso il loro lavoro. Uno spazio di confronto in meno: ma che sarà mai dirà qualcuno!
Ciao e a presto! ❤️
p.s.: a differenza di quanto riportato da Selvaggia Lucarelli sul Fatto Quotidiano di oggi, nessuna citazione di fronte a un Tribunale civile mi ha mai raggiunto in questi anni. Ma vi terrò aggiornati.
Leggere a colazione le tue parole è un toccasana. Al di là di questo, a me tutta la vicenda fa veramente paura. Ieri a loro, domani a me(?). Mah...