Il dubbio è la bussola 🧭 di chi cerca la verità
storia di Enzo Asciolla, giornalista non celebrato abbastanza
Enzo Asciolla è il nome di un giornalista italiano.
Non vi dice niente, vero? Infatti non viene celebrato. Non esistono corsi di giornalismo che portano il suo nome, né aule, né premi a lui dedicati.
Tutto ciò è singolare ed emblematico allo stesso tempo.
Singolare perché voglio credere che un giornalista che abbia avuto la sorte di essere, come lui, il protagonista positivo di una vicenda davvero sconvolgente, in un altro Paese avrebbe avuto un degno riconoscimento.
Emblematico perché, a pensarci bene, non è così strano che l’opera di un giornalista come lui sia stata oggetto di una sorta di ‘rimozione’.
Perché l’Italia è il Paese dove una sentenza definitiva, quando è di condanna, è trattata al pari del Vangelo secondo Matteo. Non si mette in discussione. Non si può sottoporre ad alcun tentativo di falsificazione, per verificarne la tenuta logica. Ne va solo riaffermato il contenuto.
Sì ma che ha fatto Enzo Asciolla?
A lui si deve l’approvazione, da parte del Parlamento Italiano, della legge 14 maggio 1965 n. 481 recante ‘nuove norme in tema di revisione delle sentenze penali’.
In pratica è grazie alla sua testardaggine se a un certo Salvatore Gallo, accusato e condannato all’ergastolo per aver assassinato il fratello, è stato scarcerato e riconosciuto innocente del delitto.
Siamo in Sicilia, nel 1954, e due fratelli, in famiglia erano cinque, Paolo e Salvatore Gallo, se le diedero di santa ragione. Paolo sparì dopo la violenta litigata, lasciando sul selciato la sua coppola assieme al suo sangue. In casa di Salvatore vennero trovati gli indumenti sporchi di sangue, suo e del fratello. I Carabinieri subito sospettarono Salvatore dell’omicidio, e la soppressione del cadavere, di Paolo.
Ve la faccio breve: non solo Salvatore Gallo fu condannato al carcere a vita, ma finì dentro pure suo figlio Sebastiano come complice del padre nell’occultamento del cadavere.
La vicenda sembrava chiusa. Era chiusa. Tranne per la curiosità di Enzo Asciolla, giornalista del quotidiano ‘La Sicilia’ che nel 1961, sette anni dopo i fatti, trova il morto che era… vivo!
Paolo Gallo si era volontariamente allontanato e non pensò di farlo sapere malgrado il fratello Salvatore scontasse il carcere per il suo, mai avvenuto, omicidio.
Pensate che alcune persone videro Paolo vivo e vegeto anni prima del suo ufficiale ritrovamento e lo testimoniarono di fronte all’autorità, ma di tutta risposta vennero arrestati e, incriminati di falsa testimonianza, furono condannati a scontare sei mesi.
Enzo Asciolla partì proprio da loro per ricostruire la verità. Una verità diametralmente opposta a quella contenuta in tre sentenze di condanna.
Una verità della quale ha dubitato, per poterne scrivere un’altra.
Se questa storia vi ha incuriosito la ritrovate ricostruita a questo link sul sito di Antonio Randazzo.
I giudici sbagliano, cari amici miei. Non solo: il loro errore è il più difficile non solo da rilevare, ma anche da rivelare.
Perché il lettore medio non vuole sentirsele dire, certe cose. Perché vuoi vedere che ora i giornalisti ne sanno più dei giudici e dei Carabinieri, non sia mai?! Eppure succede.
Perché vi ho raccontato questa storia?
Perché se la revisione in Italia esiste è merito di un giornalista che ha stimolato un dibattito parlamentare. Un giornalista che ha fatto cambiare norme ingiuste.
E non c’è cosa peggiore, per un giornalista, di non accorgersi di quanto spesso l’errore giudiziario sia dietro l’angolo.
Che ‘la motivazione’ di una sentenza non contiene sempre tutte le risposte e non può reggersi solo su sé stessa.
Ve la racconto perché è solo ascoltando la voce di chi grida di aver subito un’ingiustizia che può esservi riparo. Se pensiamo che le storie, tutte le storie, debbano finire nel dimenticatoio perché tanto «i Giudici hanno già deciso» è tradire il mestiere del giornalista.
Domani sera torneremo a parlare della Strage di Erba a ‘Le Iene presentano INSIDE’.
Per quanto mi riguarda non è possibile venire fuori dalla lettura del materiale contenuto nel fascicolo del dibattimento e del pubblico ministero senza che un brivido corra lungo la schiena. La sensazione, netta, è quella di trovarsi di fronte a un clamoroso errore giudiziario frutto di un mix letale.
Prima del processo i media hanno dato spazio, per oltre il 90%, alla testi dell’accusa. È sempre così, purtroppo.
Con l’aggravante, nel caso di Erba, che alcune delle informazioni che più si sono impresse nella memoria dei più fossero state dettate da chi indagava e si sono rivelate completamente false più avanti.
Una pressione sociale senza precedenti perché venisse fuori un colpevole purchessia, dopo la figuraccia colossale di aver fatto sapere a tutti che Azouz Marzouk era l’indiziato numero uno.
Giudici popolari che leggevano sui giornali questione non ancora dibattute o, peggio, che mai sono entrare al processo.
Ci torniamo dopo qualche tempo perché nel prossimo futuro, oltre a ciò che emerge dalle nuove perizie, sono in arrivo novità di un certo spessore e delle quali, vi assicuro, si parlerà a lungo.
Domani vedrete un lavoro audio visivo estremamente complesso.
Frutto di sforzi professionali e tormenti umani da parte di tutti. Un grazie particolare a Francesco Priano, che in questi giorni ci ha perso il sonno, ma ci ha messo l’anima. E con lui Aurora Silvestroni, Fabrizio Ruggieri, Juri Di Mauro, Michele Antonelli. A Marco Occhipinti, con il quale abbiamo cominciato cinque anni fa questa avventura controcorrente. Molte delle cose che vedrete sono state realizzate anche grazie al prezioso contributo di Romina Montanari. Ma tutto esiste perché esiste un gruppo di lavoro grandissimo e grandioso, in un posto che ci dà la libertà piena di realizzarlo. Farne parte mi riempie di gratitudine
Da domani si riparte. Perché non si può tacere un’ingiustizia così grave.
Una statistica dagli Stati Uniti 🇺🇸
Gli Stati Uniti sono un paese dove non c’è lo stigma contro chi mette in dubbio l’efficacia del sistema giudiziario. E da anni esiste un’associazione che si chiama ‘Innocence Project’.
Lavorano per ricostruire i casi di ‘wrongful convictions’ facendo una meritoria opera di divulgazione su un tema che domani ricorrerà spesso. Quanto facilmente può capitare che persone innocenti confessino un delitto che non hanno commesso, quanto facilmente un testimone può compiere un errato riconoscimento, o avere un falso ricordo; quanto facilmente una 'evidenza scientifica’ può essere stata rilevata in modo erroneo.
La statistica è impressionante e risponde alle tre principali obiezioni che leggo sui social, alcune davvero strampalate, tutte le volte che mi occupo della ‘Strage di Erba’.
Prima di chiudere…
Voglio ringraziare Salvo Sottile per avermi ospitato a I Fatti Vostri su Rai 2 per parlare della Strage di Erba e della puntata di domani sera.
Potere rivedere il mio intervento qui sotto 👇🏻👇🏻👇🏻
Non perdere l’appuntamento di domani sera
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